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IL LABORATORIO DI ELETTRONICA. Dall’inizio

Il punto di vista del tecnico.

Agosto 1957. Ma Lei vuol mettere la RAI con
l’ambiente universitario, quanto le offrono.
Trentasettemila lire al mese. Io le offro 50.000 e
un contratto del CNRN (Consiglio Nazionale
Ricerche Nucleari).
Un attimo di riflessione, bene accetto.
Riceverà la lettera di assunzione, si presenti
lunedì 2 settembre.

                                 L’Istituto di Fisica

Questa fu la conclusione di una conversazione fra me e il Prof. Sebastiano Sciuti e il tecnico
anziano Fausto Brilli. Naturalmente quando a 19 anni vinsi il concorso alla RAI non sapevo nulla di
contratti a tempo indeterminato o semplicemente a tempo, ma la scelta non fu determinata tanto dal
contratto o dallo stipendio quanto dal fatto che alla RAI mi misero davanti a un oscilloscopio e mi
dissero che dovevo controllare il segnale indicato da una linea affinché non superasse un certo
livello.

E poi? Poi questo è il suo lavoro.

E’ chiaro quale fu la scelta quando l’alternativa era preparare le esperienze e seguire gli studenti di
fisica del 3° anno insieme ad attività collaterali come i progetti di parti di amplificatori rapidi.
Seguire, inoltre, i corsi per ingegneri nucleari dato che non esisteva la facoltà di Ingegneria
Nucleare, nonché seguire misure con un gigantesco spettrometro di massa a valvole, all’epoca tutta
l’elettronica era analogica e a valvole termoioniche.

Mi ricordo una bonaria discussione fra me e il Dott. Umberto Pellegrini (in seguito diventato
direttore della Soc. SELO di Milano e presidente della Confindustria) per il possesso di un
oscilloscopio rapido per la misura dei tempi di salita degli impulsi (circa 10 ns): senta qui le cose
sono due o me ne vado io o se ne va lei.

Una mattina con inizio alle 8.30 insieme al Prof. Mezzetti, persona squisita, stavamo preparando
per gli studenti esperimenti sul rumore di fondo generato dalle resistenze di ingresso negli
amplificatori. Alle due del pomeriggio cominciai ad avere fame ma il professore, noto per essere
parsimonioso, mi disse: tenga duro che le pago il pranzo. Alle tre mi pagò un panino al bar
stupefacendo l’affamato diciannovenne.

La formula vincente. Nel settembre del 57 incontrai i fisici Renato Gislon, Antonio Serra, Mario
Maccioni, Elio De Agostino e in seguito Renzo Marconero, Roberto Cervellati e Umberto
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